giovedì 4 aprile 2013

Il populismo oltre il populismo



Il termine 'populismo' ha sempre avuto un ruolo nella discussione politica e giornalistica, riferendosi a quella visione tendente a valorizzare l'aspetto emotivo e idealizzato delle masse popolari. Ma oggi il suo ruolo è diventato di gran lunga più importante, per via del successo elettorale del Movimento 5 Stelle, mettendone in risalto il significato negativo.
Nella politica italiana, ma non solo visto che le tecniche di condizionamento del consenso sono state importate da altri campi e da altri stati, è ormai prassi acquisita di impostare le scelte, le strategie, le discussioni tenendo presente e molto spesso convogliando il desiderio (i desideri), al fine di avere un appeal nei confronti degli individui-elettori (molto importante nell'età dell'individualismo massificato): vere e proprie operazioni di marketing con tanto di ricerche di mercato. Non sono io che devo dimostrare questa situazione visto che esiste tutta una letteratura in merito. Naturalmente non voglio mancare di dire che questa situazione è, per quanto sofisticata e raffinata, una delle più meschine scelte populiste, agonia se non morte della democrazia. Questa scelta si basa sul presupposto giusto che l'individuo-elettore non abbia competenze in campo politico, che magari qualcuno abbia una visione parziale di un tutto sfuggente, educato sin dalla più tenera età a diventare un soggetto dalla personalità indigente dal punto di vista materiale come da quello umano, nonostante, anzi grazie a tutto quello che riceve (dallo smartphone allo studio universitario all'estero). Vivendo in questa dialettica di prosperità-mancanza l'individuo-elettore, facilmente condizionabile, è chiamato a sostenere l'uomo o il partito che possa permettergli di mantenere l'equilibrio di tale dialettica. 
Nella 'crisi' finanziaria di questo periodo, tali operazioni di soggettivazione hanno raggiunto l'apice della loro efficacia, introducendo la paura come emozione da combattere con il senso di 'responsabilità': ma non la paura di un evento o di una situazione d'emergenza, strumento sempre usato e sempre utile dai vari populismi, ma di una paura esistenziale, permanente. La tragedia che investe gran parte degli individui-elettori diventa strumento meschino di manovra del consenso, di lotta politica e ideologica. E il tutto giustificandolo con una sedicente realpolitk, a cui i nuovi sacerdoti stessi credono, basata sulle esigenze dell'economia e dei mercati, novelli Dei, che ormai, usando le parole degli stessi divulgatori della nuova religione, "mancano di fiducia": così vengono formalizzati i nuovi riti sacrificali, le cui vittime sono le parti più intime e essenziali degli individui-elettori. 

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